martedì 14 dicembre 2010

Aree protette ...ma non dai rifiuti!

Siamo nell'area protetta dell'Oasi di Campotto, presso la Valle Santa, Argenta, Ferrara. Si tratta di un area umida importantissima per la salvaguardia del ambiente ormai quasi interamente antropizzato della pianura padana e particolarmente importante perchè area di rifugio e passaggio della fauna di migrazione, quella che i cacciatori un tempo chiamavano selvaggina di passo.Ebbene, in un area di importanza di assoluta rilevanza europea,queste foto dimostrano il degrado e la assoluta mancanza di vigilanza in cui versa questa importantissima area protetta.




E il governo Porcelloni fatti i suoi Tre Conti riduce ancora le risorse destinate all'ambiente, alla salvaguardia della natura e al nostro patrimonio artistico!

martedì 28 settembre 2010

Il Savena immerso nei rifiuti

Ho mostrato un pochino dell'immensa discarica in cui viene trasformato continuamente il fiume Reno; ricordando inoltre che buona parte di questi rifiuti finiranno per avvelenare il mare, una parte si degraderà in terra, ma tutto comunque contribuisce ad avvelenare sempre la biosfera, l'ambiente della vita.

Purtroppo questo destino è condiviso da tutti gli ambienti d'acqua. Ogni corso d'acqua, ogni specchio, ogni braccio di mare è trattato alla stregua di una discarica senza fondo.



Ho documentato, in piccolissima parte, il degrado del torrente Savena, presso Bologna, al confine fra San Lazzaro e la città di Bologna, proprio nella zona del bel Parco dei Cedri.











domenica 29 agosto 2010

Il Quinto Giorno e l'Apocalisse antropica

Sto leggendo un thriller ecologico, il romanzo dello scrittore tedesco Frank Schätzing uscito in Italia nel 2005 con il titolo "Il Quinto Giorno", titolo originale: Der Schwarm.



Il titolo originale deriva dal titolo di una relazione svolta, nel romanzo, dal personaggio dello scienziato Sigur Johanson, che si riferisce al quinto giorno, il giorno biblico, il giorno in cui Dio creò le acque.

Nonostante la trama fantascientifica, la fiction è strettamente intrecciata alla realtà. E la realtà è quella della realtà del depauperamento delle ricchezze marine, dell'inquinamento delle acque, dall'overfishing ...




mercoledì 18 agosto 2010

Siamo in bancarotta verso il pianeta Terra

La Terra va in riserva, finite le risorse naturali

Oggi su La Repubblica, articolo di Antonio Cianciullo:
Tra pochi giorni, il 21 agosto, ci saremo giocati tutto il capitale che il pianeta ha messo a disposizione. Avremo utilizzato l'acqua che si ricarica spontaneamente nelle falde, l'erba che i pascoli producono, i pesci del mare e dei laghi, i raccolti delle terre fertili, il frutto dei boschi.
E, nello stesso tempo, avremo esaurito lo spazio utile per stipare i nostri rifiuti, a cominciare dai gas serra che stanno scatenando il caos climatico.

Questa è la notizia nella sua crudezza e nudità. E l'articolista prosegue:
Dal 22 agosto si dovrebbe dichiarare la bancarotta ecologica della specie umana.
Ma visto che fermarsi è impossibile e le alternative restano nel cassetto, risolveremo il problema girando le cambiali ai nostri nipoti: sposteremo il problema nel futuro.




Quest'anno ci siamo giunti un mese prima dell'anno scorso, e l'anno scorso un mese prima dell'anno precedente...di questo passo



Risorse rinnovabili esaurite, la Terra entra in riserva

Da domani la Terra è in rosso
"Le risorse dell'anno esaurite"




vedi anche:

"Ambiente a rischio bancarotta" (La Repubblica,2005)


Il titolo di questo post riprende intenzionalmente quello di uno precedente che pubblicai su Splinder nel 2008 a commento dell'articolo su repubblica:

Settembre 2008: siamo in bancarotta verso il pianeta Terra

mercoledì 7 luglio 2010

I rifiuti degli uomini

Gli uomini sono gli unici animali in grado di fabbricare materiali che il pianeta Terra non riesce a riciclare naturalmente nei suoi moti bio-geologici. Nessun animale è mai stato in grado di fare qualcosa di simile in oltre tre miliardi di anni di evoluzione, ma non sembra sia stato un buon risultato per gli uomini, sommersi come sono da montagne di immondizia (soprattutto di plastica), né per gli altri animali, soffocati o avvelenati come i capodogli o le migliaia di tartarughe che ingeriscono sacchetti di plastica alla deriva scambiandoli per meduse, o gli uccelli marini strozzati da filamenti infiniti di plastica.
Nessun luogo al mondo è immune dalla immondizia degli uomini moderni. Una ricerca britannica condotta su alcune isole deserte, a circa 9mila km a oriente dell'Australia, in mezzo all'oceano Pacifico, ha messo in luce che la piccola isola deserta di Ducie (circa 4 km2) era invasa da quasi mille oggetti di varia foggia e natura; di quasi 300 oggetti di plastica non è stato possibile identificare la funzione o il ruolo. Ogni anno sul pianeta Terra sono utilizzati (o, meglio, consumati) centinaia di miliardi di sacchetti di plastica monouso, che, se va bene, vengono gettati o abbandonati dopo mezz'ora dal loro acquisto. Solo in Europa sono 100 miliardi all'anno, con l'Italia ben in testa a ogni graduatoria con circa 20 miliardi. Eppure gli italiani sono gli ultimi a recepire la normativa europea che vorrebbe i sacchetti monouso fuori legge entro il gennaio 2010: per distinguerci abbiamo già rimandato la nostra decisione al 2011, senza ancora impegnarci. Le alternative ci sarebbero, addirittura autarchiche, visto che una delle maggiori industrie che fabbricano plastica riciclabile in amido di mais risiede a Novara. Quanto durano gli oggetti prima di scomparire? Quanto dura un avanzo di cibo (che consideriamo bio-degradabile)? In mare un torsolo di mela si deteriora in un paio di mesi, ma a terra resiste fino a sei, così come un quotidiano o una rivista, che può durare quasi un mese e mezzo contro i dieci mesi a terra. Una lattina di alluminio resiste per uno o due secoli, mentre una sigaretta può reggere circa un anno in mare e due a terra; niente rispetto a una bottiglia di plastica, che dura mezzo millennio in mare e quasi il doppio a terra. Il massimo è però raggiunto dai contenitori di vetro che - in mare o per terra non fa differenza - hanno un tempo di residenza in pratica infinito, cioè non si deteriorano mai.
Il problema è che tutti questi elementi non sono infiniti e anche di bauxite - l'ossido da cui proviene il metallo - non ci sono riserve per sempre, dunque con cosa costruiremo gli aeroplani o le pentole nel futuro, se l'alluminio prima o poi finirà? L'unico modo è di utilizzare quello già impiegato in precedenza: per ottenere 1 kg di alluminio per questa via ci vogliono solo 2mila kilocalorie, quindi, rispetto a 1 kg prodotto direttamente dalla bauxite (per cui ce ne vogliono 48mila), si risparmiano 46mila kilocalorie. O, se volete, ci vogliono 13-14 kWh per 1 kg di alluminio "nuovo" contro meno di un kWh per quello "di seconda mano", cioè riciclato, naturalmente a parità di prestazioni. Se si raddoppia la vita media di un prodotto, automaticamente si dimezzano i consumi di energia, i rifiuti, l'inquinamento e l'esaurimento delle materie prime.
Ma cosa buttiamo ogni anno noi italiani nel cassonetto delle spazzatura ? Prima di tutto materia organica - la cosiddetta "frazione umida" - che copre circa il 30% del complesso dei rifiuti solidi urbani (RSU), cioè resti di frutta e verdura, avanzi di cibo, ossa, bucce e quant'altro. Al secondo posto c'è la carta (28%), poi la plastica (16%), il legno e i tessuti (4%), il vetro (8%) e i metalli (4%), insieme agli altri rifiuti che compongono la "frazione secca". Due motivi per riciclare la frazione umida: primo, perché contaminano tutto il resto impedendone il recupero. Secondo, perché se non allontanassimo tutta quella massa di potenziali nutrienti organici dal ciclo naturale (confinandoli in discarica), come invece facciamo costantemente, potremo fare a meno delle 23 milioni e mezzo di tonnellate di fertilizzanti chimici gettati ogni anno nelle nostre campagne. ■

da Newton n° 4, Giugno 2010
articolo di Mario Tozzi,
geologo e primo ricercatore al CNR

venerdì 11 giugno 2010

Il fiume Reno soffocato dai rifiuti- Altre foto e nota sugli scatti

Le foto di questo reportage sono state prese nel Marzo di quest'anno a Bologna, sul fiume Reno, nel tratto compreso fra i ponti ferroviari, con il raddoppio dell'alta velocità, e il ponte della tangenziale J.F. Kennedy.


Queste foto appartengono alle ultime foto scattate con la Nikon D 60 rimaste ancora in mio possesso. Infatti il mese successivo, Aprile 2010, unitamente al furto della mia Nikon mi sono state sottratte oltre un migliaio di fotografie scattate fra la fine di marzo e il giorno 15 aprile. Fra di esse anche parecchie decine, forse un centinaio, di altre immagini del degrado del fiume.
Aggiungo queste informazioni perché per me evidenziano una doppia degradazione: da una parte quella dell'ambiente, dall'altra quello della società e dei rapporti umani.




martedì 8 giugno 2010

Le volpi sono di troppo, non gli umani

E' ovvio, le volpi devono essere sterminate, o quantomeno tenute sotto controllo; gli uomini no, loro hanno tutti i diritti!

Leggo stamattina su "La Repubblica" che a Londra, la città più grande d'Europa (e anche, pare, una delle metropoli più verdi d'Europa) una volpe è penetrata in una casa, dalla porta posteriore lasciata aperta a causa del caldo, ed ha assalito due bimbe di nove mesi nella culla, causando loro gravi ferite.
Secondo una stima a Londra ci sono 20 000 volpi. D'altronde gli umani sono, secondo il censimento del 2001, oltre 7 500 000, e l'impatto sull'ambiente e le esigenze di tale popolazione sono di certo enormemente superiori a quelle delle volpi.
La protezione animali afferma che gli assalti contro esseri umani nei centri abitati sono rarissimi (si citano un paio di precedenti). Ora, dopo "lo spaventoso attacco che ha dilaniato le due gemelle" nei cortili sono comparse le trappole: una volpe è già stata catturata ed uccisa. La polizia raccomanda di chiudere le porte. Altri pensano a ripristinare la caccia alla volpe col metodo "classico" che i conservatori amano tanto (infatti il neo-eletto primo ministro David Cameron si è impegnato ad abolire il bando): con questo sistema si usano i cani per stanare, e anche sbranare le piccole volpi.

Ma proprio a nessuno viene il dubbio che anche le volpi, come gli altri animali, abbiano i loro sacrosanti diritti di natura?




lunedì 7 giugno 2010

Il Reno soffocato dai rifiuti - Note






Le foto del presente reportage sul degrado del fiume Reno (i post dal 1/06/2010 al 7/06/2010, escluso quello del 4/06 2010) risalgono al marzo scorso: precisamente sono state prese principalmente il giorno 2 Marzo 2010



I fiumi trascinano a valle una mole impressionante di rifiuti velenosi; questi appartengono essenzialmente a due categorie, una è quella dei rifiuti liquidi o invisibili, l'altra è quella dei macrorifiuti, oggetti e quindi facilmente visibili.
-a) i rifiuti chimici generalmente liquidi e spesso invisibili sono certamente i più pericolosi e quelli che più facilmente sfuggono alla nostra attenzione. L'unica difesa e l'unico modo di tenere monitorata la situazione sono frequenti analisi chimiche dello stato dell'acqua.
-b) i rifiuti macroscopici comprendono innumerevoli oggetti che l'uomo getta con noncuranza e che finisce per intasare gli alvei dei fiumi o finisce in mare. Di questa categoria i rifiuti più diffusi e generalmente anche i più inquinanti sono gli oggetti in plastica, borsine incluse: trascinati dalla forza dell'acqua si impigliano fra i rami delle rive, finendo sepolti fra la terra e le radici delle piante; una percentuale finisce in mare contribuendo così a trasformare gli oceani in una immensa discarica velenosa che presto non potrà più essere purificata e e resa inoffensiva dal pur grandissimo potere rigenerante della natura.

venerdì 4 giugno 2010

Ecco la grandezza dell'Uomo: Gli Oceani, la Grande Discarica

Gli Oceani ricoprono una superficie immensa, 2/3 del pianeta. Eppure la loro disponibilità non è infinita, stiamo velocemente distruggendo il loro immenso tesoro di biodiversità: il patrimonio ittico con la pesca industriale e metodi assolutamente distruttivi; le barriere coralline con i veleni immessi nell'ambiente e a causa dell'aumento di CO2; altri veleni portano all'eutrofizzazione di immense aree che si trasformano in zone morte.
Il fatto è che consideriamo il mare come un pozzo senza fondo in cui gettare senza alcun ritegno qualsiasi tipo di rifiuti: una conseguenza macroscopicamente evidente e impressionante di questa nostra pratica insensata e insostenibile è la neo formazione in atto di una sorta di nuovo Continente di Plastica.

Pacific Trash Vortex

Lo chiamano Oceanic garbage patch oppure Pacific Trash Vortex, ed è esattamente un vortice di spazzatura nell'Oceano Pacifico. Questo vortice sta gradualmente creando un sesto continente fatto di rifiuti tossici degradati. Questa vergognosa Opera dell'Uomo si trova in mezzo all' oceano più vasto, l'Oceano Pacifico, e si estende grosso modo dalle Hawaii al Giappone, comprendendo un area grande due volte la superficie degli Stati Uniti, che si ingrandisce ogni anno di più. Questa colossale area tossica (che ha un diametro di 2500 km ed è profonda 30 mt.)è come un brodo plastico o una zuppa traslucida sospesa nell’acqua. E' come se fosse un'immensa isola galleggiante nel mezzo dell'Oceano Pacifico, composta da spazzatura anziché rocce. Questa incredibile e poco conosciuta discarica si è realmente formata a partire dagli anni Cinquanta, in seguito all'esistenza di una lenta corrente oceanica che, muovendosi in senso orario a spirale, ha determinato l’accumulo dei materiali abbandonati. A causa di questo vortice l'area si è riempita di plastica al punto da essere considerata una vera e propria isola galleggiante.
All’origine questi rifiuti erano spontaneamente sottoposti a biodegradazione, ma questo lento processo non è in grado di smaltirne la quantità in eccesso. La plastica invece di essere foto-degradata si disintegra in pezzi sempre più piccoli, che mantengono la caratteristica polimerica anche quando raggiungono le dimensioni di una molecola, la cui ulteriore assimilazione risulta molto difficile.
Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zoo plancton, inganna i molluschi che se ne cibano, e che finiscono nella catena alimentare.

Articolo su "The Indipendent"

Articoli sullo stato di salute del mare:
La vita scompare,
l'oceano diventa un deserto