venerdì 4 giugno 2010

Ecco la grandezza dell'Uomo: Gli Oceani, la Grande Discarica

Gli Oceani ricoprono una superficie immensa, 2/3 del pianeta. Eppure la loro disponibilità non è infinita, stiamo velocemente distruggendo il loro immenso tesoro di biodiversità: il patrimonio ittico con la pesca industriale e metodi assolutamente distruttivi; le barriere coralline con i veleni immessi nell'ambiente e a causa dell'aumento di CO2; altri veleni portano all'eutrofizzazione di immense aree che si trasformano in zone morte.
Il fatto è che consideriamo il mare come un pozzo senza fondo in cui gettare senza alcun ritegno qualsiasi tipo di rifiuti: una conseguenza macroscopicamente evidente e impressionante di questa nostra pratica insensata e insostenibile è la neo formazione in atto di una sorta di nuovo Continente di Plastica.

Pacific Trash Vortex

Lo chiamano Oceanic garbage patch oppure Pacific Trash Vortex, ed è esattamente un vortice di spazzatura nell'Oceano Pacifico. Questo vortice sta gradualmente creando un sesto continente fatto di rifiuti tossici degradati. Questa vergognosa Opera dell'Uomo si trova in mezzo all' oceano più vasto, l'Oceano Pacifico, e si estende grosso modo dalle Hawaii al Giappone, comprendendo un area grande due volte la superficie degli Stati Uniti, che si ingrandisce ogni anno di più. Questa colossale area tossica (che ha un diametro di 2500 km ed è profonda 30 mt.)è come un brodo plastico o una zuppa traslucida sospesa nell’acqua. E' come se fosse un'immensa isola galleggiante nel mezzo dell'Oceano Pacifico, composta da spazzatura anziché rocce. Questa incredibile e poco conosciuta discarica si è realmente formata a partire dagli anni Cinquanta, in seguito all'esistenza di una lenta corrente oceanica che, muovendosi in senso orario a spirale, ha determinato l’accumulo dei materiali abbandonati. A causa di questo vortice l'area si è riempita di plastica al punto da essere considerata una vera e propria isola galleggiante.
All’origine questi rifiuti erano spontaneamente sottoposti a biodegradazione, ma questo lento processo non è in grado di smaltirne la quantità in eccesso. La plastica invece di essere foto-degradata si disintegra in pezzi sempre più piccoli, che mantengono la caratteristica polimerica anche quando raggiungono le dimensioni di una molecola, la cui ulteriore assimilazione risulta molto difficile.
Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zoo plancton, inganna i molluschi che se ne cibano, e che finiscono nella catena alimentare.

Articolo su "The Indipendent"

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